Clok |
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| Ciao! Qualche anno fa, anch’io, stufa di andare all’inseguimento degli editori, decisi di trovarmi un agente. Pescai sul web un paio di agenzie italiane raccolsi pareri vari tra gli iscritti. I giudizi erano per la maggior parte negativi tranne uno su MIA. Non mi piaceva il fatto che sul loro sito non risultassero i nomi degli illustratori e che sulla pubblicazione e ovunque venisse citato il libro pubblicato con loro, tu dovessi avere a fianco del tuo il nome dell’agenzia. Contattai comunque MIA. Mandai il cd e loro mi spedirono il contratto. Presi tempo per decidere se accettare o no le loro condizioni. Intanto incontrato in fiera a Bologna l’art director di una casa editrice inglese che stava per aprire una sua agenzia e mi chiese se ero interessata. Mi feci spedire il contratto. Lo feci tradurre per bene e lo confrontai con l’altro. Mi rivolsi all’AI e ad un collega disponibile per avere dei pareri e risultò che il contratto della MIA aveva vari punti a nostro svantaggio, per esempio quello di un’eventuale azione legale contro un editore (a noi il 75% di spese e solo il 25% a loro) e vari punti ancora che non ricordo. Inoltre il contratto era stringatissimo. Quello inglese era esaustivo in ogni parte e le spese legali erano al 50%. Scelsi quello inglese visto che, tra l’altro, mi interessava di più pubblicare in Inghilterra e all'estero. Questo è stato il mio iter.
Papepi, non farti impressionare dai casini che ti ho raccontato, hai fatto bene a cominciare da qualche parte, l’illustratore che mi diede parere favorevole su MIA si trovava bene e pubblicava, quindi come puoi vedere, la cosa può funzionare e se poi tu non dovessi trovarti bene, potrai sempre sganciarti e provare con altri. Chiarisci per bene tutti i punti del contratto e tutti i dubbi. La percentuale del 30% per l'agenzia è nella media.
Con la mia agenzia non ho mai fatto prove. Mi chiedo se la richiesta di una prova sia una consuetudine solo dell'editoria italiana? Sono certa che tutti gli illustratori italiani di prove gratis ne hanno fatte. Effettivamente non è giusto. In realtà all’editore dovrebbe essere sufficiente visionare il portfolio, come capita in pubblicità dove ti commissionano il lavoro e tu devi essere all’altezza delle aspettative che generi. Come in ogni professione o mestiere.
Il farsi pagare o meno penso che dipenda dalla serietà di chi ti chiede la prova, da cosa c’è in gioco, ecc. Son d'accordo con Elisas. Se la Mondadori mi chiedesse di fare una prova la faccio senza pormi il problema di farmi pagare. Se il lavoro va in porto è già una tavola fatta e compresa nel prezzo, se non va, ho una tavola in più per il portfolio... Sicuramente non verranno richieste prove a chi è già noto.
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